• Che cos'è?
• E' un diritto del paziente?
• Quali sono i vantaggi?
• Rappresenta un'attestazione di sfiducia nel rapporto medico-paziente?
• Una serena disponibilità alla consultazione rappresenta un indicatore del livello di attenzione del medico nei confronti del paziente?
• L'uso di internet accresce l'utilità della richiesta del secondo parere?
• Come scegliere gli specialisti cui fare riferimento?
• Può contribuire alla prevenzione del rischio di errore medico?
• Come si comporta il medico quando egli stesso diventa un paziente?
• Che cos'è?
Per secondo parere (o “second opinion”) si intende l’opportunità di consultare, oltre al proprio medico curante, anche altri specialisti. Un parere professionale, anche se espresso con competenza, può non dare completa e soddisfacente risposta alle aspettative del paziente. Prima di prendere una decisione, che ha ricadute importanti sulla propria salute, il paziente può avvalersi di un approfondimento sulla propria diagnosi o sugli indirizzi della propria cura, ricorrendo ad un altro specialista.
Il secondo parere ha come obiettivi principali il miglioramento delle prestazioni e degli esiti della cura, la riduzione dei costi e dei tempi di cura, la soddisfazione del paziente.
Con queste finalità è stato utilizzato sin dagli anni ’70 negli Stati Uniti per favorire la integrazione in una consonanza di intenti tra diverse competenze e conoscenze specialistiche.
Più recentemente il servizio sanitario del Cantone Ticino in collaborazione con l'Ordine dei medici ha diffuso alle famiglie opuscoli in cui veniva spiegato il perché può essere utile chiedere un secondo parere e sollecitava i cittadini ad usufruire dello stesso.
Anche in Italia oggi il paziente è sempre più incline alla ricerca della seconda opinione per ampliare le possibilità di cura, ricevere ulteriori rassicurazioni e chiarirsi dubbi, affrontare meglio i sentimenti di vulnerabilità che derivano dalle vicende di malattia.
• E' un diritto del paziente?
La possibilità di ridiscutere e di rivedere una diagnosi clinica fa parte integrante della relazione di cura e il paziente deve sentirsi libero di cercare conferme o smentite alla propria diagnosi o indicazione di cure, soprattutto se nel primo approccio che ha avuto con la sanità nella sua realtà locale, non ha ottenuto l’esito o il miglioramento che si attendeva.
Uno dei più importanti compiti del medico curante è rendere disponibili per il proprio paziente tutte le risorse e i servizi specialistici della medicina presenti in un territorio o area geografica. Una comunicazione o collaborazione carente tra professionisti della sanità può costituire fattore di rischio clinico ed essere pericoloso per il paziente alla stessa stregua di una omissione di diagnosi o di un errato trattamento.
Chiedere un secondo parere è, dunque, un diritto del paziente e risponde ad un bisogno ben comprensibile ma che ancora troppo spesso non viene rispettato.
A questo tema presta attenzione anche l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) nella sezione Diagnosi (Il secondo parere è un diritto del malato) del proprio sito.
Il sito del progetto "Partecipasalute", che ha come promotori l’Istituto Mario Negri, il Centro Cochrane Italia e l’agenzia Zadig, indica il secondo parere come parte dei diritti del cittadino che ha bisogno di cure (“diritto alla libera scelta”) proponendo anche una serie di domande da porre ai medici che vengono consultati per rendere il parere richiesto più utile ai fini di un’informazione adeguata.
• Quali sono i vantaggi?
I vantaggi sono molti e per tutti: per il paziente, per i professionisti, per il sistema sanitario.
Il paziente può ricevere una maggiore quantità di informazioni, sciogliere dubbi, ricevere ulteriori conferme e riscontri, aprire nuovi orizzonti di cura, scegliere ed accettare in maniera più consapevole gli interventi diagnostici e terapeutici proposti.
I professionisti possono confrontarsi, alla luce delle conoscenze fornite dal sapere scientifico più aggiornato, in decisioni terapeutiche importanti per il paziente, integrando e ampliando l’esperienza clinica individuale.
. Ciò è fondamentale soprattutto in scelte terapeutiche più difficili quando bisogna valutare esiti di cura incerti a fronte di effetti collaterali rilevanti.
Si conseguono, inoltre, vantaggi economici sia per il paziente che per il sistema sanitario. Lo scopo del secondo parere è, infatti, quello di rispondere all'esigenza di portare a compimento un iter diagnostico e terapeutico che è risultato incompleto o non del tutto soddisfacente (specialmente in pazienti anziani che nel corso di decenni hanno accumulato multiple patologie croniche), di ottimizzare le prestazioni mediche e i tempi.
Si riducono, pertanto, i costi legati al percorso diagnostico, alla cura del paziente, ai tempi di guarigione, come dimostrato da studi condotti in paesi, come gli Stati Uniti, dove il ricorso al secondo parere è stato introdotto e incoraggiato da oltre venti anni.
• Rappresenta un'attestazione di sfiducia nel rapporto medico-paziente?
La richiesta di un secondo parere, per lungo tempo, è stata vissuta come un’attestazione di sfiducia nel rapporto medico-paziente. I medici, in generale, tendono ancora a manifestare un certo disappunto, se non contrarietà o risentimento, di fronte ad una richiesta di secondo parere da parte del paziente. Sensazione di insicurezza o di disagio, percezione di sfiducia nelle proprie capacità e di abbassamento della reputazione possono indurre il medico a rifiutarla o ad opporre resistenza.
Il mutamento culturale nel rapporto tra medico e paziente assegna un’importanza fondamentale all’autodeterminazione del paziente.
La condizione di malattia, soprattutto se ha connotazioni di gravità o di incerto successo delle cure, provoca, in chi ne è affetto, sentimenti di preoccupazione, di ansia e di vulnerabilità. Il paziente sente la necessità di ricevere rassicurazioni, chiarirsi dubbi, trovare un approfondimento della propria diagnosi e indirizzo di cura, valutarne meglio vantaggi e svantaggi anche attraverso la ricerca di un secondo parere.
Questa esigenza non deriva, dunque, necessariamente dall’insoddisfazione e dalla sfiducia nei confronti del medico curante; rappresenta piuttosto una modalità matura per misurarsi con la complessità della malattia, l’incertezza della scienza medica, la variabilità delle pratiche sanitarie.
• Una serena disponibilità alla consultazione rappresenta un indicatore del livello di attenzione del medico nei confronti del paziente?
Una richiesta del paziente di un’altra opinione deve essere sempre recepita dal medico con molta attenzione e responsabilità e favorita in ogni caso. Una serena disponibilità ad una consultazione rappresenta un segno di maturità, sicurezza di sé, fiducia nelle proprie capacità da parte del medico e costituisce un importante e affidabile indicatore della sua disponibilità e dell’attenzione che pone al riconoscimento e rispetto dei punti di vista soggettivi emotivi del paziente e alla tutela degli interessi dello stesso.
• L'uso di internet accresce l' utilità della richiesta del secondo parere?
I soggetti che presentano una patologia o un problema di salute utilizzano sempre più diffusamente e intensamente Internet per cercare chiarimenti ai loro dubbi e quesiti. Tale ricerca, che assume spesso connotazioni ossessive, espone il paziente ad una miriade di informazioni di qualsiasi tipo spesso attinte ad una sterminata distesa di siti web autoreferenziali nei quali vengono proposte soluzioni che vanno dalle più avanzate, alle più fantasiose, alle più anomale, stravaganti, singolari e bizzarre.
Nel panorama di soluzioni offerte vi sono spesso non solo le possibilità reali, ma anche quelle in divenire, come prodotti farmaceutici in corso di sviluppo e metodi che non hanno ancora raggiunto l’evidenza dell’efficacia. Tutto è offerto in vetrina, in bella mostra in vari siti spesso con consulenze mediche gratuite on-line. Non c’è alcun filtro che possa far discriminare quanto potrebbe essere realmente utile al paziente, o quanto, piuttosto, consiglio dettato da interessi.
L’estrema eterogeneità di quanto offre il web con un linguaggio spesso inappropriato, subdolo, con tentativi di vero e proprio adescamento, favorisce l’illusione di miracoli a buon mercato basati sulla ciarlataneria e l’inganno. Le agenzie di verifica dei contenuti scientifici del web sono poche, la regolamentazione di un sistema dinamico e in evoluzione continua è complessa ed in ogni caso risulterebbe praticamente impossibile controllare l’enorme quantità di dati oggi presente in Internet. È, pertanto, un percorso irto di molti rischi e pericoli nel quale il paziente si addentra senza essere opportunamente guidato o comunque indirizzato e può originare confusione, smarrimento e disorientamento.
La richiesta di secondo parere può correggere questa condizione, favorendo una integrazione fra difformi opinioni e competenze in modo tale da fare comprendere ciò che è realmente utile al paziente.
• Come scegliere gli specialisti cui fare riferimento?
Per il suo significato e funzione la richiesta di consulenza “secondo parere” deve fare riferimento a professionisti con solide conoscenze scientifiche, con un percorso professionale che garantisca l’acquisizione di esperienza e competenza professionali; è opportuno, pertanto che siano coinvolti, preferenzialmente, clinici all’apice del proprio percorso professionale e di carriera, con capacità di interagire con i vari ambiti interdisciplinari, che hanno sviluppato una consolidata rete di rapporti con altri specialisti e strutture locali, nazionali e internazionali che potranno di volta in volta essere interpellati per rispondere ai quesiti dei pazienti.
Questi esperti, che hanno alle spalle una casistica clinica molto vasta e una dettagliata conoscenza delle risorse del sistema sanitario dell’area geografica di riferimento, rappresentano una importante risorsa per i pazienti interessati a ricerca un secondo parere.
Oltre alla competenza, criteri di scelta sono la facilità nel contatto, lo spirito di collaborazione, l’accessibilità (intesa non solo nel senso di vicinanza geografica e di liste di attesa, ma anche come costi economici), la capacità di dialogo, la disponibilità in caso di urgenza.
• Può contribuire alla prevenzione del rischio di errore medico?
Lo specialista che fornisce il secondo parere deve essere in grado di mantenere uno stretto contatto con il medico di riferimento del paziente e il coinvolgimento di tutte le figure sanitarie interessate alla gestione del caso clinico, in modo da realizzare una concordanza di obiettivi, senza creare contrasti, evitando contestazioni, attenuando tensioni, rimuovendo equivoci; tutto ciò contribuisce alla costruzione di un percorso di cura appropriato e favorisce la sicurezza, la serenità e la soddisfazione del paziente che, ovviamente, è più interessato a trovare accoglimento e a risolvere il suo problema, piuttosto che ad attivare eventuali rivalse per non aver raggiunto l’obiettivo di salute.
L’utilizzo della risorsa del secondo parere, prima di un intervento o prima di iniziare una terapia, può contribuire in maniera determinante a dare serenità e maggiore tranquillità al paziente.
La medicina è un ambito in cui si è continuamente in contatto con l’incertezza e le difficoltà decisionali e la cooperazione nel prendere decisioni può portare ad una scelta più soddisfacente di quella che si ritiene la strategia di cura che meglio risponde alle aspettative del paziente.
• Come si comporta il medico quando egli stesso diventa un paziente?
C’è un momento nella vita di un medico nel quale è costretto a rivedere profondamente il concetto del rapporto medico-paziente. È quando egli stesso si ammala e si trova dall’altra parte. Questa inversione del ruolo gli fa scoprire la difficoltà dell’ascolto, i limiti della comprensione umana, la necessità di cercare conferme e rassicurazioni alle proprie ansie e paure circa il proprio stato di salute.
Un articolo apparso sul New York Times nel 2008 e ripreso anche nel sito dell’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) evidenzia che, quando sono interessati personalmente, i medici sentono il bisogno di una seconda opinione sul loro stato di salute. “Molti di questi medici ammalati cercano una seconda, ma anche una terza, una quarta o addirittura una quinta opinione, consultano esperti, anche se a volte sono stati loro i primi a mettere in guardia i propri pazienti dal fare ciò”.
Il medico dovrebbe sempre ricordarsi di concedere ai pazienti le medesime possibilità che concederebbe a se stesso.