oggi è domenica 24 novembre 2024

La Pneumologia di Genere


Una pneumologia attenta alle differenze di genere può assicurare a tutti e a tutte la terapia più efficace e appropriata


La rivoluzione della medicina di genere

La ricerca medica ha sempre pensato che uomini e donne fossero uguali di fronte alla malattia o che, al di là dell’apparato riproduttivo, non presentassero diversità importanti.

Sulla base di questo presupposto, anche l’industria farmaceutica ha sperimentato i farmaci soprattutto su uomini. Studiare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco, conducendo studi clinici solo su una popolazione di sesso maschile, è molto più semplice, meno problematico e meno dispendioso. Ciò ha portato alla impostazione di una medicina tutta al maschile, per quanto riguarda la causa, la diagnosi, il decorso e la terapia delle malattie.


Piuttosto recentemente si è affermata la convinzione che le diversità fisiologiche tra i due sessi determinano un significativo impatto sulla ricerca e la pratica medica. Gli studi dimostrano che, negli uomini e nelle donne, la stessa malattia può manifestarsi in maniera molto difforme, i farmaci funzionano in maniera differente, hanno effetti collaterali diversi e, pertanto, le terapie appropriate possono essere del tutto dissimili.


Cogliere queste differenze vuol dire anche fare delle terapie più mirate: il futuro della medicina è indirizzato verso la personalizzazione della diagnosi e delle cure.


Donna o uomo: l’apparato respiratorio presenta significative differenze

Il diverso assetto cromosomico, ormonale, immunitario e metabolico presente nei due sessi comporta delle differenze nell’anatomia e nella funzione dell’apparato respiratorio nell’uomo e nella donna, configurandosi come un determinante importante di salute respiratoria. Durante lo sviluppo fetale, la maturazione di polmoni è più precoce nelle femmine che nei maschi. Le difformità anatomiche e funzionali tra i due sessi subiscono modifiche nelle diverse età della vita (infanzia, adolescenza, età adulta, invecchiamento) e in relazione ad alcune condizioni fisiologiche della donna (età fertile, gravidanza, menopausa). I polmoni delle donne tendono, comunque, ad essere, in proporzione, più piccoli di quelli degli uomini.


Assumendo consapevolezza dell'importanza di queste peculiarità di genere bisogna porsi una serie di quesiti: se l’apparato respiratorio di una donna differisce da quello dell’uomo, sarà interessato dalle stesse malattie? Queste presenteranno gli stessi sintomi? E, aspetto ancora più rilevante, dovranno essere curate nello stesso modo?

Sino a poco tempo fa, l’approccio a questi quesiti era invariabilmente riduttivo e semplicistico; veniva usato come modello di riferimento il corpo maschile e, anche in pneumologia, ciò che era appropriato per un uomo veniva considerato tale anche per una donna.


La "pneumologia di genere" è, al contrario, un settore di ricerca che si impegna ad approfondire il concetto di diversità tra i sessi per orientare strategie e azioni nelle tante aree della patologia respiratoria. L'obiettivo è quello di garantire a ciascuno, uomo o donna che sia, il miglior trattamento possibile sulla base delle evidenze scientifiche.


Quanto conta il genere nelle principali patologie respiratorie

Oggi molti dati scientifici, esaminati con una nuova attenzione per le differenze tra uomo e donna, ci inducono a guardare in maniera diversa le principali patologie respiratorie, che, con la prospettiva di genere, cambiano molte delle loro connotazioni.


L’abitudine al fumo si sta diffondendo in modo allarmante soprattutto nel sesso femminile. Il risultato di questo vertiginoso aumento della percentuale di donne fumatrici ha conseguenze disastrose sulla loro salute, chiaramente documentate dai dati riguardanti la diffusione delle malattie che interessano l’apparato respiratorio.

Il primo risultato di questa epidemia è che le morti per tumore al polmone calano tra gli uomini e crescono nelle donne. Per diverse ragioni i polmoni femminili sono più vulnerabili di quelli degli uomini e presentano una maggiore reattività alle sostanze tossiche inalate.

D’altra parte, come abbiamo già detto, i polmoni delle donne sono più piccoli rispetto a quelli degli uomini. Dunque potrebbe essere ragionevole pensare che, se i bronchi e le aree alveolari sono di estensione più ridotta, a pari quantità di agenti nocivi inalati, i depositi di sostanze tossiche sono proporzionalmente maggiori nel polmone femminile rispetto al polmone maschile. Le donne, pertanto, a parità di esposizione a irritanti bronchiali aerodispersi, riportano danni più rilevanti. La sigaretta, in particolare, fa più danni nella donna che non nell'uomo, a causa della sua maggiore sensibilità agli agenti irritanti nocivi e cancerogeni.


Sino agli anni Cinquanta del secolo scorso il tumore del polmone rappresentava una malattia rara nelle donne . Dagli anni Sessanta l’incidenza è progressivamente cresciuta sino a configurarsi come una vera e propria epidemia. I polmoni femminili sono più vulnerabili; infatti, a parità di fattori di rischio, anche se non fumatrici, le donne sviluppano più frequentemente degli uomini il tumore del polmone, in particolare del tipo adenocarcinoma. Quando le donne fumano, per sviluppare il tumore è sufficiente un numero minore di sigarette rispetto all’uomo. A parità di numero di sigarette fumate, le donne hanno una probabilità dal 20 al 70 % maggiore di sviluppare il carcinoma del polmone, se raffrontate agli uomini.

La donna si ammala in età più giovanile e la familiarità pesa di più nel sesso femminile. Sono numerose le prove scientifiche che dimostrano come nella donna il tumore del polmone sia una malattia biologicamente diversa, che si sviluppa in modo differente da quanto succede nell’uomo.

È stato dimostrato che una specifica combinazione dei livelli di due enzimi che hanno il compito di neutralizzare le sostanze cancerogene è legata a un maggior rischio di sviluppare il cancro al polmone, e che tale condizione è più pericolosa per il sesso femminile. Ma vi è ancora un altro aspetto: le donne sono portatrici più frequentemente degli uomini di varianti genetiche che condizionano, in senso peggiorativo, sia il rischio di sviluppare la malattia, sia alcuni meccanismi di riparazione del DNA. Ma è proprio questo deficit del meccanismo riparativo del DNA che paradossalmente aiuta, d’altro canto, l'organismo femminile a rispondere meglio ai farmaci. Infatti le donne rispondono meglio dei maschi ad alcuni farmaci chemioterapici usati nel trattamento del tumore al polmone, ma in genere ne sopportano meno bene gli effetti collaterali.


Anche per quanto riguarda la broncopneumopatia cronica ostruttiva molte convinzioni, un tempo salde, vanno riviste: non è più una malattia dei soli maschi fumatori. Nei prossimi dieci anni la BPCO ucciderà più donne che uomini. Le fumatrici, inoltre, hanno maggiori probabilità di sviluppare la malattia in forma grave. A parità di sigarette fumate, nella donna la BPCO si manifesta prima, con sintomi peggiori, con conseguenze più nefaste e con un rischio maggiore di sviluppare ipertensione polmonare, grave complicanza della malattia. La sottostima della patologia nelle donne condiziona una mancanza di diagnosi tempestiva e alle pazienti viene più raramente consigliata una spirometria, l’esame che serve a confermare o meno la presenza della malattia. Un ritardo nella diagnosi comporta, inevitabilmente, un differimento nell' inizio di un trattamento appropriato.


L’asma è una malattia che ci può far capire con ancora maggiore chiarezza i fattori che stanno alla base della differenza tra l’apparato respiratorio dell’uomo e della donna. La comparsa, lo scatenarsi e l’entità degli attacchi di questa malattia risultano chiaramente influenzati dagli ormoni. Prima della pubertà l’asma più frequentemente colpisce i maschi. Dopo lo sviluppo sessuale la differenza si attenua progressivamente e nelle donne in età adulta è più frequente che negli uomini; gli estrogeni, che regolano il rilascio di molecole ad azione proinfiammatoria coinvolte nel processo asmatico, hanno sicuramente un ruolo molto importante. Anche la menopausa rappresenta un passaggio particolarmente a rischio: in questo periodo si verifica un incremento di produzione di sostanze ad azione infiammatoria (citochine) che possono far peggiorare un’asma preesistente o farla comparire ex novo.

Gli ormoni hanno anche un ruolo importante nel determinare la gravità delle crisi asmatiche. Una buona percentuale di donne asmatiche sperimentano un peggioramento della malattia in fase premestruale.


Nell’attesa della disponibilità di farmaci differenziati per sesso, il medico dovrebbe già cominciare a utilizzare strategie terapeutiche diversificate per curare le malattie respiratorie negli uomini e nelle donne.



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